Carlo Lizzani
Fu con un certo orgoglio che, allo scadere degli anni Trenta, uscito da poco dall'adolescenza, scoprii di avere un legame di parentela con un pittore "moderno". Lorenzo Gigotti era infatti il fratello di Anna, sposata da poco con mio fratello Manlio. In quegli anni, per il senso comune, la storia dell'arte si era conclusa nell'Ottocento. E per "moderno" si intendeva qualcosa di incomprensibile, o, nel migliore dei casi, copia e contraffazione del passato. E anche negli ambienti della buona borghesia più colta e aggiornata, la mia famiglia, per esempio, l'orizzonte ultimo dell'arte si identificava con due movimenti visti già con molta cautela e sospetto: il dannunzianesimo e il futurismo. Il Novecento si fermava li in quel binomio già contraddittorio e spesso indigeribile. Il "dopo" non era nemmeno degno di attenzione...
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